mercoledì 17 agosto 2011

Diversi gradi della Via

(45) Un anziano maestro di arti marziali insegnava:
Nell'arte della scherma ci sono diversi gradi. Nel primo grado, essendo ancora agli inizi, uno pensa che sia lui, sia gli altri, non siano ancora bravi. A questo livello non si è ancora abili. Arrivato a metà strada uno non è ancora del tutto abile, ma può capire i suoi difetti e quelli degli altri. Salito ad un gradino più alto, si sente orgoglioso di aver raggiunto lo scopo, si rallegra di essere complimentato e si lamenta per i difetti degli altri. Costui è diventato una persona veramente abile. Ma asceso ancora più in alto, capisce di non essere bravo per niente, nonostante gli altri lo considerino veramente capace. In genere, buona parte degli uomini appartiene a questi quattro gradi.
Ma c'è ancora un grado, indescrivibile, che sta al di sopra di tutti. Entrando sempre più profondamente nella Via si comincia a comprendere di trovarsi in un mondo infinito e che non si può mai dire di essere arrivati. Allora si capiscono bene i propri limiti e non si pensa più di essere perfetti nella vita. Senza orgoglio e senza scoraggiamento si avanza nella Via.
Il Maestro Yagyu (1579-1646, famoso maestro di scherma) disse una volta:
Non ho imparato la Via per vincere gli altri, ma per vincere me stesso.
Questo vuol dire che noi, oggi, dobbiamo cercare di essere migliori di ieri e, domani, migliori di oggi. Giorno per giorno, per tutta la vita, bisogna camminare nella Via, in un mondo senza confini.

Da: Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, Il Codice Segreto dei Samurai. Einaudi, 2010.

mercoledì 29 giugno 2011

shu-ha-ri

shuhari (Kanji: 守破離; Hiragana: しゅはり) descrive lo stadio di apprendimento nelle arti marziali giapponesi. È talvolta applicato anche ad altre discipline giapponesi quali il Go.

Etimologia: shuhari è indicativamente tradotto come "prima imparare, poi staccarsi ed infine superare".

  • shu (): proteggere, obbedire — sapienza tradizionale, saggezza — imparare i fondamenti, le tecniche, parte euristica
  • ha (): staccarsi — rompere la tradizione — staccarsi dall’illusione del sé
  • ri (離): lasciare, separare — superamento — non ci sono tecniche, tutto si muove in modo naturale, divenendo un’unico con lo spirito senza legarsi alle forme; superare la parte fisica


Definizione: Il Maestro di Aikido Endō Seishirō (shihan) dichiarò:

"Si sa che, quando noi impariamo o ci alleniamo in qualcosa, passiamo attraverso gli stadi di shu, ha e ri. Nello stadio di shu, ripetiamo le forme e discipliniamo noi stessi così che il nostro corpo assorba le forme che i nostri Maestri, i nostri antenati hanno creato. Rimaniano fedeli alle forme senza nessuna deviazione da esse. Poi, nello stadio di ha, una volta che abbiamo disciplinato noi stessi nell’acquisizione delle forme e dei movimenti, creamo innovazione. In questo processo le forme possono venire rotte e scartate. Infine, nello stadio di ri, lasciamo completamente le forme, apriamo la porta alla creatività tecnica ed arriviamo in un luogo dove agiamo in accordo con cosa il nostro cuore/mente desidera, non ostacolato.”
Storia: Il concetto di shu-ha-ri venne per la prima volta presentato da Fuhaku Kawakami come jo-ha-kyū (studio della modulazione temporale dei movimenti) nel “Tao del Té”. Successivamente Zeami Motokiyo, Maestri di Noh, estese questo concetto alla sua danza come shu-ha-ri, che divenne allora una parta della filosofia dell’Aikido. shu-ha-ri è parte dei principi filosofici del Shorinji Kempo.

shu-ha-ri non è una progressione lineare. shu-ha-ri può essere considerato come circoli concentrici, con shu dentro ha e sia shu e ha dentro ri. Quindi le tecniche fondamentali e la conoscenza non cambiano. I fondamenti rimangono gli costanti; solamente la loro applicazione e la maestria (astuzia, complessità) nella loro esecuzione cambia con i progressi dello studente e la sua stessa personalità inizia a percepire le tecniche eseguite. Allo stesso modo, l’allievo e l’insegnante sono sempre legati assieme dalla loro stretta relazione e dalla conoscenza, esperienza, cultura e tradizione condivise. Alla fine, shu-ha-ri dovrebbe risultare nel superamento dello studente sull’insegnante, sia nella conoscenza che nell’abilità. Questa è la fonte del miglioramento dell’arte nella sua interezza. Se lo studente mai supererà l’insegnante, allora l’arte, ben che vada, ristagnerà. Se lo studente mai raggiungerà l’abilità del suo insegnante, l’arte si deteriorerà. S lo studente può invece assimilare tutto ciò che l’insegnante può impartire e quindi progredire a livelli anche superiori di avanzamento, l’arte migliorerà continuamente e crescerà.


domenica 12 giugno 2011

Esami di Kyu e gara di kata: Maggio 2011

Alla fine della stagione sportiva e prima della chiusura estiva delle scuole, il Karate Estense ha organizzato un pomeriggio di karate per tutti i ragazzi delle palestre. Dopo l'allenamento di gruppo, quasi 200 ragazzi, cinture colorate e nere, si sono confrontati fra loro in una gara di kata alla quale hanno fatto seguito gli esami di Kyu per cinture colorate. Il Palazzo dello Sport di Occhiobello ha ospitato questa bella e partecipata iniziativa del Karate Estense.